Ravanàge: l’arte di incasinarsi in montagna

Il Ravanage è una variante dell’escursionismo montano. Consiste nello spostarsi fuori sentiero perdendo l’orientamento e trovandosi in situazioni impreviste e difficoltose come affrontare ripidi pendii su terreni instabili, pareti di roccia, profondi precipizi, grovigli di rovi inestricabili.

Situazioni che, pur avendo medesimo effetto nascono in modalità che può essere involontaria ma anche volontaria.

La modalità involontaria accade quando si perde il sentiero per vari motivi. Un motivo può essere che il sentiero non è segnato bene o per distrazione o per poca visibilità a causa della nebbia. Spesso capita di seguire vie abbandonate o tracce di animali. A volte succede che, per pigrizia, non si consulta la cartina o il gps trovandosi in situazioni tipo: “andiamo avanti di qui, tanto lo ritroviamo il sentiero”.

La modalità volontaria avviene quando l’escursionista decide consapevolmente di lasciare il sentiero. Solitamente è un’azione estemporanea ma, a volte, è premeditata. La situazione tipica nasce da frasi come “tagliamo di qui, che facciamo prima”

Cosa differenzia il Ravanage dal mero perdersi?

Mentre il perdersi è frutto di ingenuità o imperizia il Ravanage è frutto di una scelta, di una volontà, di una sottile perversione.

Profilo psicologico

Il Ravanage è una forma di masochismo per cui il soggetto non sceglie mai il percorso più facile e sicuro ma quello sconosciuto con una morbosa attrazione verso l’ignoto.

Il meccanismo psicologico che si instaura è simile a quello delle attrazioni del luna park dove ci si mette consapevolmente in situazioni che innescano emozioni negative quali paura e spavento, per uscirne con emozioni positive quali sollievo ed euforia. La differenza sostanziale è che nel ravanage l’uscita non è del tutto scontata.

Tipologie di Ravaneur

IL LEADER. In virtù della sua consolidata fama di escursionista esperto trascina nelle sue divagazioni truppe di sventurati che si fidano di lui. Non sanno, i poveretti, che cela tra le pieghe del suo animo questa sottile perversione che consiste nel cacciarsi nei casini di proposito, per poi uscirne dopo inenarrabili peripezie.

IL PROFETA. Convito di essere depositario della saggezza derivante da esperienze di ravanage cerca discepoli che lo seguano con cui condividere la sofferenza del trovarsi in situazioni rischiose e critiche alla successiva euforia quando se ne esce incolumi fisicamente. Ignora che i malcapitati, anche se fisicamente indenni, ne siano usciti con l’animo minato dal fatto di aver vissuto episodi negativi evitabili semplicemente restando sul sentiero.

IL NOSTALGICO. Durante le escursioni si affida totalmente alla memoria delle esperienze precedenti senza valutare le mutate situazioni preesistenti. Ciò porta a trovarsi in situazioni di stallo alla ricerca del sentiero perduto. Frase tipica di questa situazione è “qui c’era un bel sentiero” e, alla logica domanda “sì, ma quando?” c’è l’altrettanto tipica risposta “ vinticinc ann fa”.

IL GEOMETRA. Si basa sul principio che “il percorso più breve che unisce due punti è la linea retta” e si prefigge di mettere in pratica questo enunciato ignorando gli effetti della trasposizione dal piano euclideo all’ambiente montano. Incurante degli ostacoli sul tragitto quali dirupi, valli impervie e pareti rocciose segue la “retta via” giungendo comunque a destinazione. Il risultato è un percorso chilometrico che è la metà di quello sui sentieri ma con tempistiche doppie.

IL GUZZ. L’acuto. E’ convinto che i sentieri siano stati tracciati senza logica da incompetenti. Durante l’escursione, quando è in vista della destinazione successiva e il sentiero prende un’altra direzione assume il comando col proposito di far risparmiare strada coinvolgendo i malcapitati e dirigendoli decisamente verso torrenti impetuosi, profondi canyon, intrighi di rovi.

L'ESPLORATORE. Stanco di percorrere i soliti sentieri va metodicamente alla ricerca di nuove vie o alla scoperta di aspetti sconosciuti. Grotte nascoste, massi coppellati, rovine abbandonate, cenge e creste panoramiche sono gli elementi più ricercati. Socialmente innocuo poiché solitamente solitario (o con compagni patologicamente compatibili) ed ha comunque esperienza per districarsi da situazioni potenzialmente pericolose che, inevitabilmente, dovrà affrontare.

IL METODISTA. Programma le escursioni con precisione maniacale, il che potrebbe sembrare cosa buona e giusta. Ma, nella sua mente contorta, leggendo la cartina considera le sottili linee rosse, diconsi sentieri, come elementi da evitare assolutamente. D’altronde il rosso non è il colore indice di attenzione e pericolo? Vede negli spazi verdi il suo campo d’azione e disegna il suo percorso seguendo questi semplici presupposti.

L'ODISSEO. Come l’Ulisse omerico che, nel XXVI canto dell’Inferno, sprona i suoi compagni a seguirlo verso l’ignoto oltre le colonne d’Ercole: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza” trascina gli sventurati che lo seguono in situazioni che, ironia della sorte, con l’inferno dantesco hanno una sinistra similitudine.

LO PSICOLOGO. Il suo scopo è nobile: portare i suoi seguaci ad una crescita personale. Perciò induce ad uscire dalla zona comfort (in questo caso il sentiero) e muoversi nella zona di rischio (o di apprendimento) che provoca stress ma stimola le capacità individuali. Il rischio è quello di sconfinare nella zona di panico dove viene a mancare l’integrità mentale specialmente se nel gruppo serpeggia la domanda “ma chi te l’ha chiesto?”

IL FUNGIATT. Durante la stagione dei funghi evita accuratamente i luoghi più comodi e frequentati. Quando c’è la buttata va alla ricerca dei boschi più impervi e inaccessibili ai più, convinto di trovare il “suo posto” dove fare incetta di porcini. La ricerca di funghi è, per sua natura, un’attività che favorisce il ravanage. Non si segue il sentiero e si fa poco a caso all’ambiente circostante favorendo la perdita dell’orientamento.

IL CONFINATO. Categoria di genesi recente, effetto delle restrizioni imposte dalla pandemia covid-19. Ligio al rispetto della regola che limita all’ambito comunale i propri spostamenti individua percorsi improbabili per raggiungere la meta ambita. I confini comunali solitamente corrispondono ad elementi naturali quali corsi d’acqua e dorsali mentre strade e sentieri tagliano i versanti della montagna attraversando suddetti limiti. Immancabilmente si ritrova ad affrontare scoscesi pendii instabili, profonde valli, boscaglie inestricabili.

Leggi del Ravanage

Non è possibile sapere a priori se il percorso prestabilito potrà generare ravanage.

Solo con la cartina si riesce a perdere irrimediabilmente l'orientamento.

Più si taglia più il percorso sarà lungo.

Non riuscirai mai anche correndo, a far prima di chi cammina nel sentiero.

L'utilizzo di una scorciatoia determinerà il raddoppio del tempo di percorrenza e della quantità di energia profusa.